TikTok vietato: tra sicurezza dati e regolamentazione social

TikTok vietato: restrizioni globali e dibattito sulla sicurezza dei dati.

Dall’Australia all’Albania, fino al caso eclatante degli Stati Uniti, il fenomeno del “TikTok vietato” è diventato un tema caldo nel dibattito globale.
Che i social network siano ormai attore protagonista negli scenari di influenza geopolitica si è capito da tempo. Possono condizionare opinioni, elezioni, hanno accesso ad infiniti dati personali degli utenti. Molti ricorderanno il ban del profilo personale di Donald Trump su Twitter nel 2021 e, più recentemente, le elezioni presidenziali in Romania dell’autunno scorso, annullate per sospetta interferenza di TikTok che avrebbe deliberatamente favorito il candidato risultato vincitore.
Insomma, il dibattito sulle implicazioni politiche e sociali, unito alle crescenti preoccupazioni sulla sicurezza dei dati, ha posto in particolare TikTok, piattaforma di proprietà cinese ByteDance, nell’occhio del ciclone.

tiktok ban

Che succede in USA?

Il 19 gennaio 2025, chi fra 170 milioni di iscritti statunitensi a TikTok si è collegato al social del momento, è stato accolto da un messaggio così: “Spiacenti, TikTok non è attualmente disponibile. Una legge che vieta TikTok è stata emanata negli Stati Uniti. Purtroppo, ciò significa che al momento non puoi utilizzare TikTok. Siamo fortunati che il Presidente Trump abbia indicato che lavorerà con noi a una soluzione per ripristinare TikTok una volta che assumerà l’incarico. Restate sintonizzati!“.
Nel momento in cui scriviamo TikTok negli Stati Uniti è ritornato accessibile; ma la partita resta tutta aperta e pare riguardare i governi, benpiù che i diretti proprietari dell’app cinese da tempo nel mirino delle autorità. Le preoccupazioni principali, infatti, riguardano la possibile condivisione dei dati degli utenti con il governo cinese, sebbene TikTok continui a negare qualsiasi accusa di cessione di informazioni a Pechino.
La questione non arriva come un fulmine a ciel sereno; se ne parla da tempo.
Già la prima amministrazione Trump aveva tentato di imporre un divieto a TikTok, poi sospeso da decisioni giudiziarie. La presidenza Biden ha rinnovato la pressione, dapprima imponendo restrizioni come il divieto per i dipendenti federali di installare TikTok sui dispositivi di lavoro, poi nel 2024 il Congresso ha approvato una legge più drastica, che dava a ByteDance sei mesi, poi estesi a nove, per cedere TikTok a un acquirente approvato dagli Stati Uniti.
Da una parte “la sicurezza nazionale”, dall’altra il richiamo alle garanzie del primo emendamento, che sancisce libertà di parola, di stampa e di riunirsi pacificamente… i due players giocano una partita in cui il neo eletto presidente Trump ha già annunciato di voler essere l’arbitro.
Intanto molti “TikTok refugees” – come si autodefiniscono gliutenti statunitensi in cerca di un’alternativa al ban di TikTok – sono approdati sul social media cinese Xiaohongshu (REDNote) che al momento è una delle più scaricate negli USA. 

Non solo USA: stop a TikTok in molti paesi. 

Oltre agli Stati Uniti, la lista dei Paesi che hanno preso provvedimenti contro TikTok è lunga: Albania, Afghanistan, India, Iran, Uzbekistan, Pakistan, Kyrgyzstan e Nepal. A motivare blocchi e sanzioni sono le esigenze di regolamentare i social network, contrastare la disinformazione e la diffusione di contenuti inappropriati, oltre alle preoccupazioni legate alla sicurezza dei dati personali.
In Australia l’attenzione si è fortemente concentrata sulla tutela dei minori sotto i 16 anni, cui è stato interdetto per legge l’accesso a tutti i social media. Le piattaforme social sono tenute ad implementare adeguati sistemi di verifica dell’età, pena pesantissime sanzioni.

Sicurezza dei dati e regolamentazione dei social network: una sfida globale

Il fenomeno del “TikTok vietato” è un segnale dei tempi e mette in luce una sfida più ampia: come regolamentare i social network in un mondo sempre più connesso. La sfida è globale e, sebbene oggi sembri essere solo TikTok al centro del dibattito, potete scommettere che altre piattaforme dovranno presto affrontare questioni simili.