Sapete che l’immaginario con cui dipingiamo il Natale, intorno al quale ci inteneriamo e ci sentiamo più buoni, prima che nei ricordi della nostra infanzia è nato con tutta probabilità in un’agenzia di marketing?
Passeremo per Grinch, saremo crudeli come il primo che vi ha rivelato che Babbo Natale non esiste, ma da qualcuno dovrete pur conoscere la dura verità: la maggior parte dei simboli che con tenerezza associamo al Natale, con cui addobbiamo le nostre case e infarciamo le nostre comunicazioni seasonal sono, in origine, brillanti trovate di qualche pubblicitario o agenzia di marketing e adv.
Il colore rosso, ad esempio, che accende l’immaginario quando apriamo la prima finestrella dell’avvento, lo dobbiamo alla Coca Cola e alla sua agenzia. Prima dell’inconfondibile Babbo Natale che tracanna dalla nota bottiglietta contour, il colore della natività cristiana era il bianco. Poi negli anni ’30 l’illustratore americano Haddon Sundblom, nel dare vita al nuovo Santa Claus, testimonial Coca Cola per l’agenzia pubblicitaria D’Arcy, ne codificò il colore dell’abito in base al rosso vescovile delle vesti di San Nicola. Ringraziamo la bibita americana e la sua iconografia, dunque, anche per il Babbo Natale come lo conosciamo: rotondo, rubicondo e bonaccione. San Nicola, al contrario, era piuttosto magro e rappresentato con l’espressione severa che si addice ad un vescovo, un po’ meno ai bambini e ai consumi.
Anche Rudolph, la sua renna più famosa dal naso lucido e rosso, è una trovata promozionale di un grande magazzino; protagonista di un racconto in rima, un libro gadget, distribuito a Natale nei magazzini Montgomery Ward. Quel personaggio, poi, ispirò canzoni, cartoni animati e generò uno storytelling ben oltre le aspettative degli obiettivi di marketing con cui era nato.
Non vi abbiamo convinto? Le palline di Natale sono un’evoluzione delle mele rosse con cui si decoravano gli alberi della tradizione, ma la diffusione di massa si deve al proprietario, ancora una volta, di un grande magazzino, FW Woolworth, che in Germania iniziò a produrre ornamenti sferici e a venderli a buon mercato.
E se pensate che il connubio Natale e marketing sia un fenomeno tutto importato dall’iconografia d’oltreoceano, sarete smentiti la prima volta che vi scoprirete a canticchiare “A Natale puoi …”, un fortunato jingle Bauli per i 30” di uno spot di pandoro, oggi diventato un classico delle Xmas playlist e delle recite scolastiche natalizie.
E potremmo continuare con gli esempi…
Il Natale è una ricorrenza dalle straordinarie potenzialità commerciali, i consumi si amplificano e i creativi si scatenano e, tra tanti contenuti adv, qualcuno inevitabilmente finisce per permeare l’immaginario, per fluire dal marketing alla società, per catalizzare nuovi storytelling e, quando una o più generazioni, se lo ritrovano fra le memorie d’infanzia, associato a quello stupore magico delle festività, allora è fatta.
Perché il Natale “quando arriva, arriva”.